poesie  di  Charles Baudelaire  : poesia   L'albatros    

                    

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L'albatros


Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri, grandi
uccelli marini che seguono, indolenti compagni di viaggio, il
bastimento scivolante sopra gli abissi amari.

Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re dell'azzurro, goffi

e vergognosi, miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,
candide ali, quasi fossero remi.

Come è intrigato e incapace, questo viaggiatore alato! Lui, poco
addietro così bello, com'è brutto e ridicolo! Qualcuno irrita il
suo becco con una pipa mentre un altro, zoppicando, mima
l'infermo che prima volava!

E il poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell'arciere, assomiglia
in tutto al principe delle nubi: esiliato in terra, fra gli
scherni, non puo' per le sue ali di gigante avanzare di un passo.

 

  Il vampiro


  Tu che ti insinuasti come lama nel mio cuore gemente,
  tu che forte come un branco di demoni venisti a fare,
  olle e ornato del mio spirito umiliato il tuo letto e regno.
  Infame, a lei come un forzato alla catena, sono legato;
  come alla bottiglia l’ubriacone, come alla carogna i vermi;
  come al gioco l’ostinato giocatore; che tu sia maledetta!

  Ho chiesto alla fulminea spada, allora, di conquistare la
  mia libertà, ed il perfido ho pregato di soccorrere me vile.
  Ahimè! La spada e il veleno, pieni di disprezzo, m’han
  detto: “non sei degno che alla tua schiavitù maledetta ti
  si tolga, imbecille; una volta liberato dal suo dominio, per
  i nostri sforzi, tu faresti rivivere il cadavere del tuo vampiro, con i baci tuoi!

 

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