...  poesie per bambini  ...


poesie per bambini


 


Carnevale

Carnevale in filastrocca, 
con la maschera sulla bocca, 
con la maschera sugli occhi, 
con le toppe sui ginocchi: 
sono le toppe d’Arlecchino, 
vestito di carta, poverino. 
Pulcinella è grosso e bianco, 
e Pierrot fa il saltimbanco. 
Pantalon dei Bisognosi - 
Colombina, - dice, - mi sposi? 
Gianduia lecca un cioccolatino 
e non ne dà niente a Meneghino, 
mentre Gioppino col suo randello 
mena botte a Stenterello. 
Per fortuna il dottor Balanzone 
gli fa una bella medicazione, 
poi lo consola: - E’ carnevale, 
e ogni scherzo per oggi vale. 


di Gianni Rodari

 

 


 

Ora io scrivo una poesia


Ora
io scrivo una poesia.
Aiutatemi
coi vostri occhi
aperti come bocche
per magiare le parole salate
corte e lunghe
morbide e resistenti,
aiutatemi cogli occhi
come bocce per mangiare
le mie parole
stringerne il succo
aspro
che arriccia il naso
e dolce
come di frutta
matura e giusta.
Aiutatemi
coi vostri occhi
aperti per mangiare
la mie dieci parole
cento parole
nel piatto di carta luminosa.
Aiutate
mi.
Ora
io scrivo
una poesia.


poesie per bambini di Roberto Piumini

 

I bambini di estremadura

I bambini di Estremadura

vanno scalzi.

Chi gli ha rubato le scarpe?

Li ferisce il caldo e il freddo.

Chi gli ha strappato i vestiti?

La pioggia

gli bagna il letto e il sonno.

Chi demolì la casa?

Non sanno

i nomi delle stelle.

Chi gli chiuse la scuola?

I bambini di Estremadura

sono serii.

Chi fu il ladro dei loro giochi?

poesie di  Rafael Alberti

 

L'AVVENTURA DELLO ZERO

C'era una volta
un povero Zero
tondo come un o,
tanto buono ma però
contava proprio zero e
nessuno
lo voleva in compagnia.
Una volta per caso
trovò il numero Uno
di cattivo umore perché
non riusciva a contare
fino a tre.
Vedendolo così nero
il piccolo Zero,
si fece coraggio,
sulla sua macchina
gli offerse un passaggio;
schiacciò l'acceleratore,
fiero assai dell'onore
di avere a bordo
un simile personaggio.
D'un tratto chi si vede
fermo sul marciapiede?
Il signor Tre
che si leva il cappello
e fa un inchino
fino al tombino...
e poi, per Giove
il Sette, l'Otto, il Nove
che fanno lo stesso.
Ma cosa era successo?
Che l'Uno e lo Zero
seduti vicini,
uno qua l'altro là
formavano un gran Dieci:
nientemeno, un'autorità!
Da quel giorno lo Zero
fu molto rispettato,
anzi da tutti i numeri
ricercato e corteggiato:
gli cedevano la destra
con zelo e premura
(di tenerlo a sinistra
avevano paura),
gli pagavano il cinema,
per il piccolo Zero
fu la felicità.

di Gianni Rodari

 

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