poesie di   Vladimir VysotskyL’INQUIETUDINE        

                                                  

 

 

IL PUGILE SENTIMENTALE

LE CICOGNE

VARIAZIONI SU TEMI ZIGANI

LA CACCIA AI LUPI

NON È ANCORA FINITA

ZERO-SETTE

LIRICA

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L’INQUIETUDINE

 

 

 

 

L’elica ha dilaniato il ventre del delfino.

Nessuno si aspetta di essere colpito alla schiena.

I cannoni sono a corto di munizioni.

Bisogna affrettarsi a virare.

 

            La vela! Hanno strappato la vela!

            Mi pento! Mi pento, sì mi pento!

 

Persino in pattuglia puoi non incontrare il nemico.

Una gamba che duole non è dolore.

I cardini delle porte per alcuni cigolano, per altri cantano.

Chi siete? – Voi non siete attesi qui!

 

            La vela! Hanno strappato la vela!

            Mi pento! Mi pento, sì mi pento!

 

Lunga vita a quelli che cantano nel sogno.

Il mondo intero può giacere sul fondo.

Tutti i continenti possono bruciare nel fuoco.

Ma tutto questo non è di mio gusto.

 

            La vela! Hanno strappato la vela!

            Mi pento! Mi pento, sì mi pento!

 

 

 

 

Il pugile sentimentale

[1966]

 

Un colpo, un colpo… un altro colpo…

Ancora un colpo – e

Boris Butkeev (Krasnodar)

Piazza un suo uppercut.

i spinge nell’angolo,

Sfuggo…

Ma un suo uppercut mi stende a terra

E non mi sento affatto bene!

 

E Butkeev, pensava, frantumandomi la mascella:

“Vivere è bello e la vita è bella!”.

 

Si conta fino a sette e io sono ancora a terra,

Le mie compaesane singhiozzano.

Mi alzo, mi tuffo, lo evito

E segno dei punti.

 

Non è vero che riservo

Le mie forze per la fine,

Dall’infanzia non mi riesce

Di colpire un uomo in faccia.

 

E Butkeev, pensava, massacrandomi le costole:

“Vivere è bello e la vita è bella!”.

 

Nelle tribune fischi e urla:

«Attaccalo! È un vigliacco!».

Butkeev cerca il corpo a corpo

E io mi stringo alle corde.

 

Ma lui mi viene addosso, è un siberiano,

Ostinato,

E gli dico: «Sei un balordo!

Sei stanco, vero? Riposati un po’!».

 

Ma lui non sentiva e pensava, col fiatone,

Che vivere è bello e la vita è bella!

 

E lui continua a picchiare – forzuto d’un demonio!

Vedo guai in vista.

La boxe non è solo rissa, è uno sport

Per uomini valorosi ecc.

 

Ma ecco che colpisce: una, due, tre volte,

fino a perdere le forze.

L’arbitro mi alza il braccio

Con il quale non ho combattuto.

 

Lui stava a terra e pensava che la vita è bella.

Bella per qualcuno, ma per altri una rottura di palle!

 

 

 

 


 

Le cicogne

[1967]

 

Il cielo di questo giorno

            è terso,

Ma c’è rombo

            di armi;

Sulla nostra terra

            rimane il fragore

E gli alberi coperti di resina

            sono tristi.

 

            Il fumo e la cenere si levano

            come croci.

            Sui tetti non fanno più nidi

            le cicogne.

 

Le spighe sono di colore ambra, –

            faremo in tempo?

No! Abbiamo seminato

            invano.

Cos’è quel colore ambrato che laggiù

            brilla?

È un incendio che si agita

            nel campo.

 

            Tutti si sono dispersi per le sciagure

            da ogni parte.

            Non ci sono più uccelli canterini

            ma solo corvi!

 

E gli alberi nella polvere –

            è giunto l’autunno.

Chi sapeva cantare

            ha smesso.

L’amore non è per noi,

Non è forse vero

Che oggi è più necessario

            l’odio?

 

            Il fumo e la cenere si levano

            come croci.

            Sui tetti non fanno più nidi

            le cicogne.

 

Il bosco stormisce, come sempre,

di fronde,

La terra e l’acqua

            gemono.

Ma non si può stare senza miracoli –

            Echeggia

Il bosco di suoni

            guerreschi.

 

            Tutti sono fuggiti dalle sciagure

            verso Est,

            Non ci sono più uccelli canterini,

            né cicogne.

 

L’aria custodisce suoni

            diversi,

Ma ora non rimane che il rombo,

il fragore.

Persino lo scalpitio degli zoccoli

            si attenua,

Se qualcuno urlerà

            lo farà sottovoce.

 

            Tutti sono fuggiti dalle sciagure

            verso Est,

            E sui tetti non ci sono

            le cicogne.

 

 

 

 

Variazioni su temi zaigani

[1968]

 

Nel mio sogno fuochi gialli

E nel sonno io rantolo:

«Aspetta, aspetta –

La notte porta consiglio!».

 

Ma al mattino niente va come dovrebbe,

Niente di allegro:

O fumi a digiuno,

O bevi per smaltire la sbornia.

 

Nelle osterie il verde damasco

E i tovaglioli bianchi.

Mendicanti e buffoni come in paradiso,

Io, un uccello in gabbia.

 

Nella chiesa il fetore e la penombra,

I diaconi bruciano l’incenso.

No! Neppure in chiesa niente va come dovrebbe,

Niente va come dovrebbe.

 

Mi affretto sulla montagna

Prima che mi succeda qualcosa.

Sul monte si erge un ontano,

Un ciliegio alle sue pendici.

 

Se il pendio fosse invaso di edera,

Per me sarebbe già una consolazione!

Se ci fosse qualcos’altro…

Niente va come dovrebbe!

 

Cammino per il campo, lungo il fiume.

Di luce ce n’è tanta, Dio non c’è!

Nel puro campo inondato di fiordalisi,

La strada è lunga.

 

Lungo la strada un fitto bosco

Popolato di streghe

E alla fine della strada

Un patibolo con le scuri.

 

Da qualche parte i cavalli danzano a tempo,

Svogliati e sinuosi.

Lungo la strada niente va come dovrebbe

E ancora peggio verso la fine.

 

Niente è sacro!

Né la chiesa, né l’osteria.

No, ragazzi! Niente va come dovrebbe!

Niente va come dovrebbe, ragazzi!

 

 

 

 

 

 

La caccia ai lupi

[1968]

 

Sono stremato, ho i tendini a pezzi,

Ma oggi, ancora come ieri,

Sono braccato. Braccato!

I tiratori, allegri, corrono ad appostarsi!

 

Dietro gli abeti un tramestio di fucili a canne doppie,

I cacciatori sono acquattati nell’ombra,

I lupi si rotolano sulla neve

Trasformandosi in bersagli viventi.

 

La caccia ai lupi. La caccia!

Ai predoni grigi, vecchi e ai cuccioli.

I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea.

Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.

 

I cacciatori non giocano alla pari

Con i lupi, e le loro mani non tremano!

Hanno accerchiato la nostra libertà con le bandierine,

Ci colpiscono con certezza, sicuri di centrare il bersaglio.

 

Il lupo non può rompere le tradizioni.

Noi lupacchiotti, da piccoli, cuccioli ciechi,

Abbiamo succhiato la lupa,

E con il suo latte, il divieto di oltrepassare le bandierine!

 

La caccia ai lupi. La caccia!

Ai predoni grigi, vecchi e ai cuccioli.

I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea.

Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.

 

Le nostre zampe e le nostre mascelle sono veloci.

E rispondi, tu che sei il capobranco,

Perché ci avventiamo, braccati, contro i loro fucili

E non cerchiamo di trasgredire il divieto?

 

Il lupo non può, non deve agire diversamente.

Ecco, è arrivata la mia ora.

Colui al quale sono destinato

Sorride e solleva il fucile.

 

La caccia ai lupi. La caccia!

Ai predoni grigi, vecchi e ai cuccioli.

I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea.

Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.

 

Ho rifiutato di ubbidire,

Ho oltrepassato le bandierine – la sete di vita è più forte!

Ho solo sentito dietro di me, con gioia,

Le grida di stupore degli uomini.

 

Sono stremato, ho i tendini a pezzi,

Ma oggi, non sono come ieri!

Sono braccato. Braccato!

E i cacciatori sono rimasti a mani vuote!

 

La caccia ai lupi. La caccia!

Ai predoni grigi, vecchi e ai cuccioli.

I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea.

Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.

 

 

 

 


 

Non è ancora finita

[1968]

 

Da quattro anni il nostro corsaro correva i mari.

In mezzo alle battaglie e alle tempeste non sfioriva la nostra bandiera.

 

Abbiamo imparato a rattoppare le vele

E a tappare le falle con i corpi.

 

La squadra nemica ci tallona.

Nel mare c’è bonaccia e non si sfugge agli incontri.

Ma il capitano con calma ci disse:

Non è ancora finita, non è ancora finita!

 

La fregata ammiraglia virò di bordo

E il fianco sinistro si tinse di fumo.

Si risponde al fuoco come capita.

In lontananza un incendio e la morte. La fortuna è con noi!

 

Scampammo alle peggiori sventure,

Ma il vento calava e nella stiva c’erano falle,

Il capitano allora ci inviò il segnale consueto:

Non è ancora finita, non è ancora finita!

 

Ci guardano dai binocoli e dai telescopi centinaia di occhi,

E ci vedono incattiviti e grigi per il fumo,

Ma non ci vedranno mai

Incatenati ai remi delle galee!

 

Una battaglia impari. La nostra nave s’inclina.

Salvate le nostre mortali anime!

Il capitano allora gridò: «All’arrembaggio!».

Non è ancora finita, non è ancora finita!

 

Chi vuole vivere, chi gioire, chi non è pidocchio, –

Preparate le vostre mani per il corpo a corpo!

E che i ratti lascino la nave!

Intralciano la mischia scompigliata!

 

E i ratti pensarono: “È uno scherzo del diavolo!”.

E saltarono salvandosi dalla mitraglia.

Noi ci scontrammo bordo a bordo con la fregata.

Non è ancora finita, non è ancora finita!

 

Faccia a faccia, coltelli contro coltelli, occhi negli occhi!

Per non finire preda di piovre o granchi,

Chi con la Colt, chi col pugnale, chi in lacrime,

Abbandonammo la nave che affondava.

 

Ma no! A loro fu vietato di mandarla a fondo!

L’oceano ci aiuterà, ci caricherà sulle spalle.

Anche l’oceano è con noi!

E il capitano aveva ragione: non è ancora finita!

 

 

 


 

Zero-sette

[1969]
A Ljudmila Orlova

 

Questa notte per me è fuorilegge.

È di notte che nascono le mie canzoni.

Impugno il disco del telefono

E compongo l’eterno zero sette.

 

«Signorina, salve! Il vostro nome?» – «Tamara.»

«La settantaduesima! Aspetto trattenendo il respiro!

No, è impossibile! Riprovate! Sono sicuro, lei è a casa!

Ecco, rispondono! – Salve, sono io!»

 

Questa notte per me è fuorilegge.

Io non dormo, vi prego fate presto!

Perché mi offrono le persone amate

A credito o a rate?

 

«Signorina, mi ascolti!

Lei, la settantaduesima!

Non posso aspettare, – l’impazienza cresce.

Al diavolo tutte le linee! Domani prendo il volo!

Ecco, rispondono! – Salve, sono io!»

 

Il telefono per me è come un’icona,

L’elenco telefonico – un trittico,

La centralinista è diventata la Madonna

Che riduce all’istante la distanza.

 

«Signorina, sia gentile!

Ancora un attimo, la prego!

In questo momento siete un angelo, non scendete dall’altare!

La cosa più importante non è ancora arrivata, capitemi!

Ecco, rispondono! – Salve, sono io!»

 

Cosa? Di nuovo un guasto sulla linea?

Cosa? Il ripetitore e la centrale fanno i capricci?

Non importa, aspetterò, sono pronto

A ricominciare ogni notte da zero.

 

«Zero sette! Salve!

Sono ancora io.» – «Desiderate?»

«No! Non è più necessario. Mi dia Magadan.

È solo per un amico, voglio sapere come sta quel poveretto così lontano.»

 

Questa notte per me è fuorilegge.

Tutte le mie notti non son fatte per il sonno.

Io mi addormento, sognando la Madonna

Che assomiglia a qualcuno che conosco.

 

«Signorina, sia buona!

Sono ancora io, Tamara!

Non posso più attendere, il mio orologio si è fermato.

Sì, è per me, di sicuro! – Sì sono certamente a casa!»

«È arrivata la linea. Rispondete!» – «Salve, sono io!»

 


 

 

 

Lirica

[1969]

 

Qui le braccia degli abeti tremano per il peso,

Qui gli uccelli cinguettano inquieti.

Tu vivi in un bosco selvatico e incantato

Da dove è impossibile fuggire.

 

Lascia che i ciliegi selvatici secchino come biancheria al vento,

Che i lillà cadano a pioggia,

Io comunque ti porterò via da qui

Nel palazzo dove suonano i flauti.

 

Per migliaia di anni, stregoni hanno nascosto

Il tuo mondo a me e alla luce

E tu pensi che non ci sia niente di più bello

Di questo bosco incantato!

 

Lascia che le foglie al mattino siano prive di rugiada,

Che la luna bisticci con il cielo grigio,

Io comunque ti porterò via da qui

Nella torre luminosa con il balcone sul mare.

 

In quale giorno della settimana, a che ora

Tu avanzerai piano verso di me…

Quando ti porterò via nelle mie braccia

Lì dove nessuno potrà trovarci?

 

Io ruberò, se il furto piacerà al tuo animo,

Invano ho esaurito tante forze?

Acconsenti almeno al paradiso in una capanna,

Se qualcuno ha occupato il palazzo e la torre!

 

 

 
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